Mi capita, saltuariamente, di ricevere in omaggio un codice, per recensire app o ebook. Ciò mi rende allegra, mi gratifica constatare che il mio lavoro, in questo modo, viene riconosciuto. Poi scarico e valuto; in alcune occasioni, la qualità di ciò che dovrei recensire è bassa perciò la recensione non trova posto in questo blog.
Oggi vi parlo dell’ebook interattivo El sueño de Lu Shzu, non perché me ne abbiano offerto il codice ma perché mi ha fatto commuovere.
A parlare è una bambola, uno dei tanti regali fatti a bambini fortunati, regali presto abbandonati e dimenticati. La bambola racconta la sua storia e con l’escamotage del racconto della sua costruzione prende inizio la storia del sogno di una piccola operaia cinese.
La muñeca nasce molto lontano, in un luogo dove nascono i giocattoli, una città sul delta del fiume La Perla. In quella città, nella fabbrica di giocattoli, lavorano uomini e donne e tante bambine. Lu Shzu è una di quelle bambine; non vive nella fabbrica, è più fortunata di altre, vive nella sua casa con la sua famiglia. Si alza alle cinque e mezza della mattina per essere in fabbrica prima che suonino le sirene dell’apertura.
Per giorni, mesi, anni, infila occhi nelle teste delle bambole; le sue piccole dita si prestano bene a questo compito. Lo fa senza distrarsi, lo fa senza che le montagne di occhi e di teste portino la sua immaginazione altrove. Cresce Lu Shzu e crescono le sue dita, il suo lavoro cambia, ora deve assemblare gambe, braccia e tronco. Ma neanche le montagne di pezzi di corpi la distraggono. Esce stanca dalla fabbrica e torna a casa felice per giocare con i suoi giochi.
Un giorno, l’incaricato, la cui sagoma compare con una minacciosa e suggestiva interazione autonoma, la sposta al banco del confezionamento finale. E lì, in quella nuova postazione, a Lu Shzu scoppia un sogno nel cuore. Lì vede le bambole finite, complete, belle, vede principesse, infermiere, esploratrici, amazzoni, attrici. Lì escogita e mette in atto, a poco a poco, il suo pericoloso sogno. Possedere una di quelle bambole, sottraendone i pezzi, giorno dopo giorno, e nascondendoli nella sua borsa. La paura di essere scoperta la atterisce ma il sogno di bambina è più forte. Finchè un giorno, l’imponente incaricato si accorge dei suoi furti, la caccia e le impedisce di tornare al lavoro nella fabbrica. Ora Lu Shzu sogna soltanto di essere la vergogna della sua famiglia. A nulla servono le suppliche di madre e nonna che, il giorno successivo, vanno ad implorare perdono. La mamma supplica e si inginocchia. Di fronte alla rigidità dell’incaricato irremovibile, Lu Shzu getta i pezzi della bambola a terra ed aiuta sua mamma ad alzarsi, sussurrandole qualcosa. La nonna sente ed è infinitamente orgogliosa per quella parole; le tre donne tornano a casa. Dopo mesi Lu Shzu entra a lavorare in una fabbrica di abbigliamento e la nonna costruisce per lei una bambola di panno, la bambola che ci racconta la storia.
Il libro nasce cartaceo per Edelvives, poeticamente narrato da Ricardo Gómez e magnificamente illustrato, anche con la tecnica del collage misto, da Tesa González. Ruvido, secco e delicato. La versione digitale, in spagnolo, sviluppata da Cream eBooks, non presenta interazioni invadenti, sviluppa uno stile leggero e piacevole che mai distoglie l’attenzione e la tensione dalla tragicità del racconto. Gli effetti sonori ci fanno sentire la tristezza e la realtà di bambini ai quali è mangiata l’infanzia, senza scadere nel patetico. Nella sua atrocità, è una storia dolce. Il tema è forte ma lo ritengo accessibile a bambini anche piccoli. In fondo a quale età è opportuno svelare loro la verità sulle condizioni di vita di molte persone al mondo? A dodici anni? E troppo tardi, difficilmente capirebbero.
Un altro post interessante per il tema similare è L’Ogresse.