Succede di innamorarsi senza riserve di personaggi letterari! Immaginarseli vivi anche al di fuori delle pubblicazioni, anche quando sono insopportabili? Può capitare.
Qualche tempo fa mi è capitato di trovare – in un fumetto e in una app – non delle persone anziane, proprio dei vecchi rancorosi e cupi oppure schietti e solari, ora ve li racconto.
Di solito si incontrano nei libri, ma anche per strada o in famiglia, e almeno sei di loro si trovano a convivere in Residenza Arcadia, il graphic novel di Daniel Cuello, pubblicato da Bao Publishing prima dell’estate.
Il racconto di Cuello – e mi dispiace per chi soffre di claustrofobia – si svolge tutto in interni: scale, stanze, pianerottoli, appartamenti del condominio Arcadia.
Altri ambienti non hanno quasi importanza. Non conta che cosa c’è intorno a questo palazzo o se esiste una città, così come non è rilevante il clima (usato, in alcune tavole, esclusivamente per scandire il passare dei mesi).
La scenografia è il condominio colto nel continuo via vai in pantofole, un sali-scendi-origlia che dà il ritmo alle giornate degli storici condòmini.
Dietro dialoghi esilaranti ci sono vecchi ordinari e autentici nel loro spiare, indagare, assillare, battibeccare senza tregua, nel litigare per le petunie o per le gardenie, nel farsi i dispetti, nell’essere quello che tanti di noi sono, persone sole con un segreto lontano, persone fragili con qualche infelicità nascosta.
Nella tavole, quasi caricaturali, dell’autore-illustratore di origini argentine, non ci sono Tempo e Luogo precisi; c’è la dittatura militare che soffoca le vite dei protagonisti e che potrebbe essere in un terrificante ovunque.
Due attività principali assorbono la vivacità dei protagonisti: le liti immotivate per le piccole incomprensioni e lo sdegno per l’arrivo di nuovi inquilini, cui segue, rapidissima, la reazione corale per allontanarli dal condominio in quanto estranei, stranieri.
Ci riusciranno? E poi che ne sarà delle piante, del cane di uno, della bicicletta dell’altra?
Le beghe quotidiane sono legate dall’umorismo fino a quando non si sente, improvviso, il terrore per il regime che trasforma le risate in un pugno nella pancia, con un effetto di spiazzamento e di dolorosa empatia. Dall’ironia alla tragicità in un batter di ciabatte, in due trilli di citofono.
Una figura di vecchio antitetica, si trova in A journey of Alvin (esiste anche in spagnolo El viaje de Alvin, disponibile su AppStore), una bookapp interattiva dell’editore indipendente spagnolo Meikme.
Alvin, ottuagenario mite e determinato, è una persona semplice, un contadino dell’Iowa che – venuto a sapere della malattia del fratello – decide di raggiungerlo per trascorrere un po’ di tempo con lui. Semplice, no? Complicato, invece, poiché ad Alvin, causa l’età avanzata, è stata tolta la patente; credete forse che la cosa possa fermarlo?
Alvin se ne fa un baffo, ne ha viste troppe in vita sua per desistere, risoluto e sorridente sale sul suo tosaerba (è una storia vera che ispirò anche David Lynch) e percorre in solitudine i 400 km che lo separano dalla destinazione in Wisconsin.
Impossibile non sorprendersi per la sua caparbietà, per le espressioni da viaggiatore navigato nonostante in verità non si sia mai mosso dalla sua terra, per la gentilezza con cui attraversa paesaggi sconosciuti e per l’entusiasmo di nuovi incontri.
Non gli importa arrivare presto, gli interessa invece godersi il viaggio che sarà lungo quanto il trattore è lento.
E’ un vecchio burbero, autonomo, appagato e soddisfatto, immerso in una palette di colori luminosi e allegri, una bella figura. Vorremmo tutti invecchiare con il suo spirito, e così ci accomodiamo al suo fianco e partiamo sul tosaerba. Suoni pertinenti e una voce calda accompagnano la storia.
Che siano in pigiama, con le macchie sul viso, seduti su un trattore, allegri depressi ruvidi o gentili, questi sono vecchi da amare, senza riserve! Buone letture.