Oltre la carta, c’è un altro racconto, stesso autore e fondamentalmente stesse illustrazioni ma attraverso un linguaggio che offre insidie, imprevedibili occasioni narrative e nuove vie. Un modo diverso di percorrere la stessa storia.
Questo succede perchè il libro digitale interattivo – sebbene trovi spazio l’unico nome attualmente esistente per definirlo, ebook – del libro non ha nulla, a cominciare dalla pagina, così come sostiene Sophie Van der Linden.
Cercare i codici del narrare cartaceo nel digitale sarebbe come dire che il cinema è teatro proiettato.
Forse in parte è stato così, ma elementi ed evoluzioni del narrare differiscono.
Quest’anno la Bologna Children’s Book Fair ha conferito a La Mégalopole di Cléa Dieudonné, il premio nella categoria Opera Prima. Pubblicato da L’Agrume, è un albo atipico, copertina rigida, di 38 x 23 cm chiuso che, aperto e totalmente srotolato, si sviluppa in verticale per tre metri.
Sviluppo originale, ironia e rigore. Tutto ruota intorno allo sbarco sulla terra di un marziano. Sebbene l’idea del disco volante non sia nuova, diventa molto interessante la reazione dei terrestri al suo arrivo; vengono infatti organizzate feste, banchetti, concerti e un gioco a nascondino nel giardino cinese per far festa al nuovo arrivato…e poi succede che…
Ecco, è apprezzabile, il far festa per l’arrivo “dell’estraneo“.
Così ci ritroviamo a indagare le tavole e a spiare nel dettaglio la reazione di tutti gli abitanti, di bambini, adulti e animali perché la curiosità dei personaggi per il nuovo è grande e ciascuno vuole soddisfarla.
L’autrice ora sta lavorando alla trasposizione digitale che però, per sua stessa dichiarazione, è ancora lontana dalla pubblicazione.
Esiste invece un altro suo lavoro già disponibile gratuitamente sullo store, da cui è possibile desumere il suo talento di Interaction Designer.
La vedete nella foto con Ilaria Tontardini alla presentazione a Bologna di un incredibile pop-up, non suo, bensì di Vincent Godeau, di cui lei ha curato la versione digitale interattiva, creativa e intelligente.
Si tratta di Avec quelques briques, anch’esso per l’Agrume, un cartaceo interattivo nell’accezione non tecnologica ma materica, non statico, “reagente”. Qui si schiude una storia intima, la forza è in tre colori, bianco, blu, rosso, nella grafica secca e minimale, nella dotazione di espedienti cartotecnici ingegnosi e non banali.
La figura del protagonista, sempre di profilo con l’occhio sgranato, trasmette un certo disagio.
In prima e seconda tavola prevale lo sfondo blu… C’era una volta un ragazzo che mangiava solo mattoni… la rotella laterale, con la freccia verso l’alto, lo nutre; un’aletta si solleva scoprendo il ragazzo che diventa via via più forte.
Ora prevale lo sfondo rosso… Un giorno lacrime gli caddero dagli occhi e curioso si chiese da dove provenissero, si aprono palpebre in tre dimensioni.
Scoprì di avere dentro di sé una fortezza in mattoni, circondata da profondi fossati pieni d’acqua… qui all’apertura della doppia pagina prende forma una struttura di costole legate da un filo; ingabbiata, al centro di una pozza, si erge una torre. Dietro la pesante porta di quella fortezza si trova una piccola cosa: il suo cuore. L’aletta della porta svela il cuore che alla chiusura si ripiega e scompare. Quando il suo cuore era triste, le lacrime cadevano, le ciglia blu si aprono in un ventaglio corposo e palpabile.
Cambio del colore prevalente, ritorna il blu.
In una notte di grandissimo dolore, i fossati stracolmi inondarono la fortezza che crollò sotto i flussi. Si sollevano le sagome delle onde, siamo nel mezzo di un dolore lancinante, tangibile. La fortezza è inclinata, prossima ad affondare.
Il cuore, liberato (da quell’evento scatenante), si mise a spingere, a crescere, a gonfiarsi al punto da impedire al ragazzo di respirare.
Arriva ora lo sfondo verde, totalmente imprevisto, speranza, rinascita?
Il ragazzo non ce la faceva a tenere quel cuore solo e tutto per sé. Doveva condividerlo.
Partì alla ricerca di una persona da amare cui ne offrì una metà. Il protagonista risale il dorso della collina la cui linea diventa il profilo dell’amata e l’aletta si apre per disegnarle i capelli. L’ultima pagina è una distesa di verde con una piccolo edificio di mattoni, in quella casa (e verrebbe da dire, con quei mattoni) vissero per la vita.
Sono tante le opportunità di lettura. Il dolore come momento catartico, il superamento delle difficoltà, il peso soffocante della solitudine, l’impulso e il desiderio di far a metà di un sentimento grande, la forza delle emozioni potenti. Vedo affinità con la bambina dell’albo The Heart and the Bottle di Oliver Jeffers… quella che, dopo la morte del nonno, chiuse il proprio cuore in una bottiglia per non dover mai più soffrire perdendo così la capacità di emozionarsi…
Nell’app troviamo un ritmo preciso, scelte interattive eleganti, mosse scattanti, suoni liquidi e sonorità elettroniche.
Entra in scena il ragazzo, da una sagoma tratteggiata capiamo di dover disegnare i mattoni che lui ingurgita, di cui si nutre. Se non lo disegniamo correttamente, per forma, posizione e dimensioni, cadrà a terra senza sfamarlo. Interattività potente, nel senso di presenza, partecipazione alla storia.
Dal rosso della sua maglietta si fa uno zoom fino a riempire la tavola di rosso, ora ci è chiesto di piegargli l’avambraccio per gonfiargli il bicipide (ricordate là nel cartaceo era l’aletta).
Insistendo sull’avambraccio, lo zoom va sull’occhio che al touch lacrima e allargato con il pinch ci porta nell’anatomia, in un breve viaggio inquietante (l’albo Dentro me?). Ritroviamo la torre del cartaceo, lì immobile, indistruttibile. La tavola scorre verso destra per scoprire tre chiavi da provare… dietro la porta, il cuore batte profondi colpi, la musica è psichedelica, non cede mai, compare l’occhio a tavola intera ed è imprimendo con tocco costante che si aprono le lunghe ciglia, con resa di rara bellezza. Potendo affidare l’inondazione (la ricordate?) all’inclinazione del device, si va ad annegare nei flutti la fortezza, il cuore con piccoli tocchi cresce, si libera, e rende libero il ragazzo. La tavola digitale della presa di coscienza della sua situazione emotiva e affettiva è incredibilmente efficace; in questo passaggio si prende la mano al ragazzo e gli si fa lanciare il mattone che va ad unirsi ad una catasta di mattoni per la cotruzione della casa.
Entrambe le versioni sono poetiche ciascuna per il supporto previsto.
Mai avevo provato in un’app un tale desiderio di collaborare con il personaggio per la sua liberazione. Gli escamotage tecnologici e la musica sono diventati la chiave di una forma di coinvolgimento alternativa e sofisticata di narrazione.