La feconda Casa del Teatro Ragazzi e Giovani di Torino ha proposto La bella Rosaspina addormentata che, nella versione con testo e regia di Emma Dante, risulta incentrata sulla scoperta di sé e sul momento critico di passaggio dall’infanzia all’età adulta. Bene. L’allestimento, così lontano dalla rappresentazione edulcorata e più nota, ha disorientato qualcuno e travolto altri d’entusiasmo.
Il testo duro, a tratti urlato, il viso degli attori celato da una fine calzamaglia che li ha resi intenzionalmente irriconoscibili, deformati, la musica rock e la forza del percorso iniziatico rappresentato in modo moderno e immediato, sono stati aspetti apprezzati da parte del pubblico adulto ma sono risultati meno comprensibili ad alcuni bambini cui lo spettacolo era rivolto. Spaesati, alcuni si distraevano, altri piangevano. A me è piaciuto, inoltre questa trasposizione non convenzionale ha animato in famiglia un dibattito durato alcuni giorni.
Vedo con favore iniziative di questo tipo sebbene riconosca che è necessaria una gran voglia. Voglia degli adulti di: informarsi, organizzare, prenotare, accompagnare, presidiare, ma soprattutto partecipare, spiegare, ascoltare, condividere. Lo si fa volentieri ma non è proprio come scendere ai giardinetti. Le storie dense, se introdotte (almeno un po’) sono più belle, più comprensibili quindi, forse, più attraenti. Creare attesa, strofinare la curiosità, dare un senso ad aggettivi o concetti, preparare per rendere lo spettacolo più godibile ma senza far calar l’interpretazione personale come una ghigliottina sull’interpretazione infantile, è una bella attività e vale la pena farla.
E vada il teatro!
Poi mi son chiesta cosa capisca un bambino di Rigoletto?
Bella figlia dell’amore,
schiavo son de’vezzi tuoi;
con un detto, un detto sol
tu puoi le mie pene,
le mie pene consolar.
Vieni e senti del mio core
il frequente palpitar,
con un detto, un detto sol
tu puoi le mie pene,
le mie pene consolar.
Cosa può capire un bambino di opera lirica, di un genere tanto complesso e ricco?
Cosa ne sa un bambino di emozioni travolgenti, tresche, vendette, giullari, algide principesse, duchi spietati, suicidi e amori impossibili? Ne sa. Qualora invece non ne sappia, sarà curioso.
Nell’opera lirica c’è tutto, canto, musica, costumi, teatro, scenografie e regia. Non c’è una risposta perchè non c’è un bambino uguale ad un altro. A me sembra che questo insieme di storia, sentimenti e suggestioni sia il suo pane quotidiano, una sbornia per i sensi, un universo che può spiegare tutto ciò che vivrà o chissà, sta vivendo, a sua insaputa.
Se poi crediamo – e io ci credo – che ai bambini si possa parlare di tutto, allora l’opera lirica è uno strumento vivace e geniale, anche per insegnanti, per spiegare mondi e situazioni.
Nel buio del teatro, che attacchi l’ouverture o che il palcoscenico esploda di luce, l’adulto è nella folla tra i bambini, senza più nessun ruolo. Il suo ruolo si è consumato nell’attirare, ma ora il protagonista assoluto, con cui il bambino deve capire come relazionarsi, è lo spettacolo, senza mediatori.
Anche per questo motivo, L’Opera di Parigi, il Teatro alla Scala, il Teatro Regio e OperaEducation propongono iniziative volte ad avvicinare e far innamorare bambini e ragazzi a questo genere, con allestimenti di durata ridotta al passo con la loro autonomia e una regia pensata per un pubblico giovane.
E il digitale per bambini si è mosso in questa direzione? Trovare il modo di comporre un’app che possa attingere al repertorio lirico senza devastarlo ma nel contempo interattiva e divertente mi sembra cosa veramente difficile. DadaCompany, editore digitale spagnolo di qualità, con il sostegno di Opera XXI e del Ministerio de Educación, ha pubblicato Play Opera, insolita nell’intento quanto nella resa. In questa app interattiva troviamo cinque brani estratti da cinque capolavori di grandi compositori e illustrati da cinque autori di talento.
Un progetto impegnativo risolto con un approccio leggero e divertente per vivere l’opera in famiglia. In apertura compare un microscopico riassunto della trama, al trouch sull’icona Play parte l’opera scelta che si svela sotto i nostri occhi in continuo movimento, scorrendo lateralmente (ad esempio nel Rigoletto), in verticale (in Il flauto magico). La riproduzione sonora è di ottima qualità; ci si affida completamente alla musica attivando, se si ha voglia, le innumerevoli interazioni sparse che accompagnano le arie…si animano paesaggi, si schiudono fiori, tutto ha vita, tutto è canto, note e movimento. Si gioisce dell’interpretazione che ciascun illustratore, attraverso il proprio stile, ha voluto dare. Si assorbe con occhi e orecchie quella riduzione di rappresentazione lirica. In questa versione digitale ciascun illustratore fa la regia di un brano, elaborando la parte illustrata attraverso la sua personale lettura della storia e della musica, dando vita così a cinque scene molto diverse. Mi sembra grandioso. E’ un’introduzione ragionevole al genere, un assaggio, un accenno poetico e artistico, magnificamente illustrato e reso interattivo in modo sagace, con la tecnologia come un mezzo e non fine.