C’era un gruppetto di ragazzi africani che, lo scorso anno, girava nei giardini di Milano con una pila bella alta di libri, prevalentemente albi illustrati, tentando di venderli a genitori, nonni e tate. Il nome di uno di quei ragazzi era Mustafà e da lui acquistai il cartaceo La grande fabbrica delle parole, per dargli una mano e anche perché le illustrazioni catturarono la mia attenzione. Feci bene, la storia è incantevole e Mustafà, senza che riuscissimo a comunicare, era contento lo stesso.
Il pluripremiato cartaceo, opera di Agnès de Lestrade e Valeria Docampo, è stato portato in Italia dall’attento Editore Terre di mezzo e ho recentemente scoperto la sua riuscita versione digitale.
La storia si svolge in un paese strano in cui non basta saper parlare per poter comunicare. In quel paese le parole costano, per poterle pronunciare bisogna comprarle ed inghiottirle. Ma ve lo immaginate? (Si immaginatelo, è una metafora del mondo in cui vive Mustafà).
Alcune parole sono molto care. Ci sono bancarelle e negozietti di parole, di parolacce, di parole in disuso, di parole in saldo; le parole meno interessanti finiscono nell’immondizia, nella quale, qualcuno fruga per trovare qualcosa da poter pronunciare a cena. E c’è la fabbrica che produce, giorno e notte, le parole in tutte le lingue del mondo. In questo paese muto, gli abitanti vivono di silenzio, di sguardi e sorrisi; solo ogni tanto, in relazione alle loro disponibilità economiche, riesco a dirsi qualcosa. Vediamo il silenzio nei loro occhi.
Philéas ha pochissimi risparmi nel salvadanaio, come potrà dichiarare alla bella Cybelle tutto il suo amore? Come potrà sostenere il confronto con Oscar, suo peggior rivale? Le parole abbondano sulle labbra di Oscar che è un bambino ricco e ha già dichiarato a Cybelle l’amore e l’intenzione di sposarla. Tutto è affidato alla poesia e alla dolcezza della comunicazione. E’ una storia sul potere della comunicazione e anche sulla forza del sentimento con cui si comunica, con cui si dedicano le parole.
In quel paese strano alcune parole volano nell’aria e i bambini cercano di acchiapparle con il retino. Philéas ha raccolto al volo Ciliegia, Polvere, Seggiola…parole che voleranno verso Cybelle come preziose gemme. Inoltre tiene di scorta una parola che conserva da tanto tempo per le occasioni importanti; ci aspettiamo che sia “Amore” o “Amicizia” o “Bene”…invece, vi rovino il colpo di scena, quella parola è “ancóra”. Un semplice potente avverbio, trovato in un cassonetto.
Nella versione bookapp, l’interattività, cui si accede dopo aver fatto scorrere il testo verso sinistra, mantiene intatta poesia e delicatezza del cartaceo. Troviamo voli di lettere, la comparsa, al touch, di parole e parole da ricomporre. Troviamo animazioni in continuo giocoso movimento, assai pertinenti alla storia. Buon corredo sonoro.
All’inizio la book app è arricchita da un film godibilissimo e si ha la possibilità di ascoltare la lettura, bella in francese, e di modificare testo e lettura anche in inglese e tedesco.
Troviamo passaggi di interattività decisamente interessanti nella tavola della caccia alle parole in volo con il retino (i bambini si divertiranno, inclinando l’ipad, a far andare nel retino le parole per aiutare Philéas).
Nella tavola “della dichiarazione”, dominata dal rosso, che scorre autonomamente verso destra, le parole partono dal bambino per giungere alla bambina, in una bella simmetria di passaggio del messaggio amoroso.
Nella penultima, quando al bacio della bambina corrisponde la rotazione della scala a chiocciola, metafora del senso di vertigine emotiva!
Che la preferiate cartacea o digitale non ha importanza; il mio consiglio è che facciate conosce questa storia ai bambini. Anche loro vi diranno…Ancora!