Dal 2012, la Fiera ha indetto, in collaborazione con Children’s Technology Review (USA), il Bologna Ragazzi Digital Award, un riconoscimento alle migliori produzioni digitali dedicate a bambini e ragazzi: app, book app, ebook.
La partecipazione è gratuita ed aperta a tutti gli sviluppatori ed editori di apps, la candidatura è incoraggiata. Il premio prevede il riconoscimento internazionale, l’utilizzo sull’opera premiata del logo del premio e la copertura stampa a livello mondiale durante la fiera e dopo.
Si ottiene visibilità ma a guadagnarci, quest’anno in particolare, è soprattutto il settore digitale ed il suo pubblico. Un pubblico curioso che apprezza, che conosce le produzioni per bambini, che affianca i professionisti che dialogano e si confrontano, e che segue con attenzione crescente le novità riguardanti contenuti e contenitori digitali. Un pubblico che, in questa sede, chiede qualità e trova risposte.
Dopo quattro anni di vincitori e vinti manifesti, questo è il primo anno in cui la comunità dei simpatizzanti si fa davvero sentire. Diffusione e educazione al digitale stanno formando un pubblico consapevole e aggiornato.
Qui qualche riflessione iniziando dal vincitore My Very Hungry Caterpillar ovvero Il mio bruco golosone, sviluppata da StoryToys; si son levati cori di ribrezzo ed elogi sperticati ma è necessario tenere presenti le motivazioni della giuria:
“My Very Hungry Caterpillar” è l’incontestato vincitore 2015, estendendo brillantemente un’opera molto amata di letteratura per ragazzi in chiave digitale con un’interattività profondamente coinvolgente e appropriata all’intreccio. La app è ricca di humour e sorprese mentre aiuti il tuo Caterpillar a crescere. E’ anche molto efficacemente realizzata con una progettazione e un design 3D impareggiabili. Riesce a comunicare interamente senza parole e porta a una nuova profondità un classico della letteratura per l’infanzia. Non solamente un primo tentativo di portare un celebre personaggio per bambini sullo schermo, questa app mette il bambino al centro dell’azione, ovvero assistere il caterpillar in tutte le fasi della sua vita.”
L’app si apre su un bruco addormentato, aleggia una musica ritmata. C’è, da subito, qualcosa di insolito nelle immagini, fiduciosi proseguiamo alla ricerca del primo touch, tramite il quale il bruco di Eric Carle balza in posizione verticale e ci fissa con atteggiamento indagatore come a chiedere “cosa mi avete fatto?”. La nostra domanda, quella pertinente trattandosi di ricercare l’interattività, dovrebbe essere “cosa dobbiamo fare?”. A poco a poco scopriamo che si sposta, furtivo e irrequieto, su un unico piano illustrato orizzontale, il suo incedere non è inelegante, è ben simulato il movimento naturale.
Presto capiamo che dobbiamo nutrirlo, staccando da alberi tremolanti inverosimile frutta squadrata, lui la attraversa letteralmente per divorarla, mastica mele, pere e prugne che poi scompaiono. Scorrendo lateralmente la tavola ci si imbatte in un baule contenente una palla, una coccinella meccanica, un attrezzo per creare bolle di sapone e una liana. Tutti elementi che interagiscono con il bruco attraverso l’interattività che conferiamo (con swipe veloce sullo strumento si generano tante bolle che il bruco scoppia, la temibile coccinella lo avvicina ed il bruco ha un soprassalto, si arrampica sulla liana).
E’ chiaro, dobbiamo intrattenere il bruco, il quale palleggia come un fuoriclasse in allenamento, poi, rispondendo alla nostra inerzia si blocca e si solleva nuovamente sulla parte posteriore.
Assume una postura consona ad un canide domestico più che alla larva dei lepidotteri. Ma l’attrazione a ricercare l’interattività è ancora vivace. Si procede innaffiando alcune piantine di fragole, il bruco le sbrana ma non è mai sazio e torna a fissarci seduto. C’è poi ancora la tavola con barattoli di colore e, per la scena en plein air, lo stagno con le papere.
Due soluzioni mi sono sembrate interessanti e astute: il bruco si dirige dove il nostro dito punta (in un’ottica di controllo del personaggio) e l’effetto scenico-tecnico con cui il bruco individua la presenza del cibo che poi raggiunge, ci gira intorno come per capire dove è localizzato, torna sui suoi passi e lo fagocita rumorosamente. Oltre naturalmente alle sue scorribande laterali da destra a sinistra e viceversa. Idee di attività coinvolgenti per bambini abituati a giocare con le app e ben realizzate dal punto di vista tecnologico.
Tutta questa app ruota intorno all’idea di doversi occupare del bruco, in alto a sinistra compaiono infatti due strisce che tengono conto di quanto lo stiamo nutrendo (striscia con la mela) e di quanto lo stiamo facendo divertire (striscia con la palla). Compiuta la missione di dargli frutta e offrirgli attività ludica (anche per i bruchi dunque vi è cibo per il corpo e cibo per la mente) possiamo ricondurlo sul tronco d’albero dove, sotto la foglia, si chiuderà nel bozzolo e diventerà al touch farfalla, ma solo quando sarà pronto, in altre parole solo se avremo svolto bene le nostre mansioni… già.
La natura fa il suo corso e mentre la farfalla vola in lontananza, un nuovo esemplare in primo piano aspetta il nostro touch per vivere tutto esattamente come prima.
Questa app chiede ai bambini di occuparsi del bruco, che sarebbe una cosa bella se non lasciasse la sensazione di avere tra le mani un telecomandandolo, di pilotare il bruco come un fante.
Passa il messaggio del gioco, dell’intrattenimento e della cura della creatura, ma passa senza incanto. In una cornice rigida e arida dal punto di vista narrativo.
Nel libro è il bruco, che attraverso l’esperienza della lettura, fa crescere il bambino, qui i ruoli sono ribaltati e non se ne sentiva, a mio parere, l’esigenza. La trasposizione da un cartaceo con buchi e passaggi per piccole mani di piccoli bambini, suggeriva una conversione tecnologicamente meno audace, che non tradisse il senso e lo sviluppo della storia. La scelta di utilizzo della tecnica in 3D mi sembra forzata rispetto al tema, penalizza il ricordo nitido di un animale che stampato su carta suscitava una certa empatia. Qui si impongono immagini sgranate (poco sgranate con un ipad air 2, molto su altri supporti) e posticce, tanto quanto il biancore dello spazio intorno, che perde il valore e il significato di bilanciamento dei colori sgargianti e del vuoto-pieno per diventare una distesa muta e piatta.
Ha vinto un app concentrata sul movimento, sull’interazione con il mezzo più che sull’interazione con il racconto, che sottrae ai bambini la possibilità di memorizzare, con pause e con calma, la piccola lezione di zoologia, i nomi dei giorni e lo scorrere del tempo e che dà a creativi e sviluppatori l’idea che è preferibile una pubblicazione per giocare anziché una pubblicazione da leggere giocando. Non mi sembra un buon segno. Questa riflessione è fondata sul tradimento dell’opera originaria (penso che se non la conoscessi sarei più indulgente) ma anche sulla considerazione che ad attribuire il premio concorre la Fiera, luogo di storie per immagini, narrazione, racconto.
E’ possibile che Eric Carle, dopo tanti anni del suo bruco, abbia voluto vederlo in una veste nuova. Alla fine cosa si fa con questa app? Si ingozza l’animale come un’oca del Périgord, diventa farfalla e il gioco – non la storia – ricomincia. Si assiste il bruco in tutte le fasi della sua vita, quando ero piccola si chiamava tamagotchi e non mi divertivo neanche allora. Vorrei avere quattro anni per poter giudicare questa app e farmela raccontare.