La storia Il pentolino di Antonino di Isabelle Carrier, pubblicata cartacea da Kite Edizioni nel 2011, da pochissimi giorni è disponibile su AppStore in versione book app interattiva, sviluppata e animata dal capace team di Studio Paramecio; non voglio dire se nella trasposizione ci guadagna o ci perde perchè il tema che affronta mi spinge ad accantonare questo genere di valutazione (parliamo di alta qualità in entrambi i casi, naturalmente).
Nella tavola di apertura, insieme alla parziale comparsa del titolo, c’è Antonino che cammina, da sinistra verso destra, trascinando dietro di sé un pentolino di metallo rosso, il suo pentolino, legato con lo spago al polso. Già dal movimento di questa prima scena, che include il rumore secco e metallico del pentolino al traino, è possibile cogliere la peculiarità del personaggio e l’ineludibilità della sua condizione. La storia si articola su tavole bianche e spoglie che dedicano tutta l’attenzione al protagonista; la voce narrante (che come sempre si può escludere) racconta il testo scritto a differenza di esclamazioni e brevi dialoghi fra i personaggi che per opportuna scelta non offrono traccia sonora. La struttura è lineare ma le pagine non si inanellano con il voltapagina bensì con touch che portano alla tavola successiva, in modo leggero ed impercettibile, scena dopo scena. Nelle app di Kite la scelta di musica ed effetti sonori è sempre felice.
Quando Antonino si ferma è solo un punto, attivo sul suo corpo, a segnalarci la zona su cui insistere per proseguire.
Un giorno, non si sa il perchè, quel pentolino gli è caduto sulla testa e da allora fa parte della sua vita e lui non è più come gli altri. A volte risulta imbarazzante, eccessivamente sensibile, ha un grande senso artistico e adora la musica. Ha molte qualità ma la gente si ferma all’apparenza, c’è chi lo trova strano, chi lo giudica inquietante. Inoltre il pentolino non gli facilita certo la vita, un cagnolino vorrebbe impossessarsene, si incastra in ogni anfratto e lo frena quando gli amici corrono via.
La maggior parte delle persone non percepisce che Antonino deve faticare molto più degli altri per farcela e la sua reazione di disagio e inadeguatezza trova sfogo in parolacce, pianto, gesti aggressivi…e viene sgridato: lo troviamo affranto nell’angolino in cui si è rifugiato mentre batte la gamba contro il muro…è forse l’interattività più toccante dell’intera book app.
Naturale che voglia sbarazzarsi dell’attrezzo lanciandolo lontano! (metafora della sua fragilità e del suo disagio). Ma non ci riesce, è impossibile. Allora, quando non ne può più, decide di nascondersi…proprio come fanno i bambini piccoli quando nascondono solo gli occhi immaginando che anche il resto del corpo non si veda. Resta nascosto a lungo e la gente, a poco a poco, si dimentica di lui, il brusio che lo circonda cresce, cresce l’indifferenza, la sua figura si fa sempre più minuta. Questo passaggio mi ha ricordato la book app The Heart and the Bottle di Oliver Jeffers (la bambina, per preservarsi dal dolore, chiude il suo cuore in una bottiglia, qui il bambino si isola metaforicamente infilando la testa nella pentola).
Rimaniamo immobili angosciati per lui. Si fermano testo e suoni, la book app ci affida al vuoto e al silenzio della tavola, una pausa che sembra lunga; c’è solo un punto nel bianco cui aggrapparsi. Al touch la magia, la soluzione, la solidarietà.
Esistono e si possono incontrare persone straordinarie (non a caso con del rosso nel vestito!) capaci di mostrare i punti forti, di insegnare a convivere con quel peso, che sanno aiutare ad esprimere paure e talento e che sanno confezionare una saccoccia per quella zavorra che ormai non toglie più il sorriso. Il pentolino è sempre lì ma non è più un ostacolo ad una vita bella. Antonino è sempre lo stesso con il suo pentolino ma si è accettato ed è accettato dagli altri, è una persona felice.
Il pentolino è una paura, un grande dolore schiacciato nella pancia, una difficoltà che mangia la voglia di vivere o la disabilità. Questa storia, a mio giudizio, è meravigliosa perché ci parla del conoscere e dell’accettare se stessi.